Tribunal fédéral
Tribunale federale
Tribunal federal
7B 8/2023
Sentenza del 27 settembre 2023
II Corte di diritto penale
Composizione
Giudici federali Abrecht, Presidente,
Koch, Hurni,
Cancelliere Caprara.
Partecipanti al procedimento
A.________,
patrocinata dall'avv. Luca Loser,
ricorrente,
contro
1. Ministero pubblico del Cantone Ticino, palazzo di giustizia, via Pretorio 16, 6901 Lugano,
2. B.________,
patrocinato dall'avv. Emanuele Stauffer,
opponenti.
Oggetto
Decreto di abbandono (omicidio intenzionale
sub. colposo, abbandono, ecc.),
ricorso contro la sentenza emanata il 14 novembre 2022 dalla Corte dei reclami penali del Tribunale d'appello
del Cantone Ticino (60.2022.47).
Fatti:
A.
C.________, nata nel 1924, il 13 ottobre 2016 è stata ricoverata presso la casa per anziani D.________ a X.________, in seguito a un precedente ricovero presso un ospedale. Vi è deceduta il 7 dicembre 2016. L'8 marzo 2018, la figlia della paziente deceduta, A.________, ha segnalato l'accaduto alla Commissione di vigilanza sanitaria; in data 11 aprile 2019, quest'ultima ha disposto l'archiviazione del procedimento.
Il 18 febbraio 2019, A.________ ha presentato una denuncia penale al Ministero pubblico nei confronti del medico curante, dr. med. B.________, e di un'infermiera della casa per anziani, E.________, per titolo di esposizione a pericolo della vita o salute altrui e abbandono.
Il Procuratore pubblico, aperta l'istruzione, ha fatto esperire dalla dr. med. F.________ una valutazione medico legale, allestita il 29 agosto 2019. Il medico legale ha concluso che, nell'impossibilità di accertare la causa del decesso della madre della denunciante, era impossibile indicare quali eventuali esami o terapie avrebbero potuto teoricamente procrastinarlo. Il 3 marzo 2020, la denunciante ha esteso la querela ai reati di omicidio intenzionale (subordinatamente colposo) e coazione.
B.
In data 28 aprile 2021, il Procuratore pubblico ha emanato un decreto di abbandono nei confronti di E.________. Il decreto di abbandono è stato confermato dalla Corte dei reclami penali del Tribunale d'appello con sentenza del 23 agosto 2021. Tale sentenza è cresciuta in giudicato.
Il 1° febbraio 2022, il Procuratore pubblico ha emanato un decreto di abbandono nei confronti del dr. med. B.________ per i reati ipotizzati nella denuncia. Il 14 febbraio 2022, A.________ ha presentato reclamo contro il decreto di abbandono, chiedendone l'annullamento.
Con sentenza del 14 novembre 2022, la Corte dei reclami penali del Tribunale d'appello ha respinto il reclamo nella misura della sua ricevibilità.
C.
A.________ impugna questa sentenza con un ricorso in materia penale al Tribunale federale, chiedendo di annullare la sentenza impugnata e il decreto di abbandono. Chiede inoltre di ordinare al Procuratore pubblico di proseguire senza indugio l'inchiesta a carico del dr. med. B.________ per i reati di omicidio intenzionale (subordinatamente colposo), abbandono, coazione e responsabilità dell'impresa.
Non sono state chieste osservazioni sul ricorso, ma è stato richiamato l'incarto cantonale.
Diritto:
1.
1.1. Il Tribunale federale vaglia d'ufficio se e in che misura un ricorso può essere esaminato nel merito (DTF 149 IV 9 consid. 2; 146 IV 185 consid. 2).
1.2. La sentenza impugnata conferma il decreto di abbandono e pone quindi fine al procedimento penale. Si tratta di una decisione finale pronunciata in materia penale da un'autorità cantonale di ultima istanza, contro la quale è ammissibile il ricorso in materia penale (art. 78 cpv. 1
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1.3. Oggetto dell'impugnativa è unicamente la sentenza della Corte cantonale del 14 novembre 2022 (cfr. art. 80 cpv. 1 e
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indipendente della stessa è quindi inammissibile (cfr. DTF 139 II 404 consid. 2.5; 136 II 539 consid. 1.2; 136 II 470 consid. 1.3; sentenza 1B 271/2018 del 15 giugno 2018 consid. 1.3).
1.4.
1.4.1. Giusta l'art. 81 cpv. 1 lett. a
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L'accusatore privato è il danneggiato che dichiara espressamente di voler partecipare al procedimento penale con un'azione penale o civile (art. 118 cpv. 1
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1.4.2. In concreto, la ricorrente è la figlia della paziente deceduta e, in quanto tale, congiunta ai sensi dell'art. 116 cpv. 2
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Dai fatti accertati nella sentenza impugnata risulta che la madre della ricorrente il 13 ottobre 2016 è stata ricoverata presso la casa per anziani D.________ a X.________ e che l'opponente 2 era il suo medico curante dal 1° novembre 2016. Da tale accertamento tuttavia non risulta chiaramente se l'opponente 2 sia intervenuto in qualità di medico privato o in qualità di collaboratore della casa per anziani in questione. Pertanto, non vi sono elementi sufficienti per poter ritenere che le eventuali pretese di risarcimento della ricorrente nei confronti dell'opponente 2 siano soggette al diritto pubblico, segnatamente alla legge ticinese sulla responsabilità civile degli enti pubblici e degli agenti pubblici del 24 ottobre 1988 (LResp/TI; RL 166.100; cfr. sentenze 6B 796/2021 del 25 agosto 2021; 6B 606/2021 del 15 giugno 2021; 1B 528/2019 del 31 dicembre 2019 consid. 2.3.1). In concreto, la questione della legittimazione ricorsuale della ricorrente giusta l'art. 81 cpv. 1 lett. b n. 5
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2.
2.1. Conformemente a quanto stabilito dagli art. 95 e
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Le esigenze di motivazione sono accresciute laddove il ricorrente invoca la violazione di diritti costituzionali o lamenta l'arbitrio nell'accertamento dei fatti e nella valutazione delle prove, dato che ciò equivale a sostenere che i fatti sono stati accertati in violazione dell'art. 9
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2.2. L'atto di ricorso non adempie in larga misura queste esigenze di motivazione ed è quindi in gran parte inammissibile. La ricorrente si limita infatti prevalentemente a criticare in maniera appellatoria e generica la decisione impugnata, esponendo una propria opinione, diversa da quella della Corte cantonale, senza tuttavia confrontarsi con i considerandi del giudizio impugnato, spiegando puntualmente perché violerebbero il diritto o poggerebbero su accertamenti di fatto chiaramente in contrasto con gli atti (cfr. art. 42 cpv. 2
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Con questa argomentazione, di carattere meramente appellatorio e pertanto inammissibile, la ricorrente si limita in buona sostanza a esporre una propria versione dei fatti, contrapponendola a quella della sentenza impugnata, senza tuttavia dimostrarne l'arbitrarietà. Per motivare l'arbitrio, non basta infatti criticare semplicemente la decisione impugnata contrapponendole una versione propria. Occorre piuttosto dimostrare per quale motivo l'accertamento dei fatti o la valutazione delle prove sono manifestamente insostenibili, si trovano in chiaro contrasto con la fattispecie, si fondano su una svista manifesta o contraddicono in modo urtante il sentimento della giustizia e dell'equità. La decisione deve inoltre essere arbitraria nel suo risultato e non solo nella sua motivazione (DTF 148 IV 356 consid. 2.1, 39 consid. 2.3.5; 147 IV 73 consid. 4.1.2; 146 IV 88 consid. 1.3.1 e rinvii).
3.
3.1. La ricorrente contesta i pareri del dr. med. G.________ del 14 febbraio 2017 e della dr. med. F.________ del 29 agosto 2019.
Per quanto concerne il primo parere, la ricorrente sostiene che il medico in questione sarebbe già stato oggetto di inchiesta per "reati analoghi" a quelli rimproverati all'opponente 2, motivo per cui egli sarebbe coinvolto emotivamente; pertanto, il suo parere sarebbe inattendibile e dovrebbe essere estromesso dagli atti.
Per quanto concerne il secondo parere, la ricorrente lamenta ch'esso non sarebbe mai stato oggetto di contraddittorio, non avrebbe il valore di una perizia, avrebbe omesso di indagare la causa della morte della paziente e di stabilire il comportamento che avrebbe dovuto tenere un medico diligente, non avrebbe preso in esame parametri indispensabili e sarebbe quindi incompleto.
3.2.
3.2.1. Per quanto concerne il parere del dr. med. G.________ del 14 febbraio 2017, si tratta di una valutazione medica dell'accuratezza delle cure prestate dall'opponente 2 alla paziente deceduta, redatta su mandato del primo studio legale al quale si era rivolta la ricorrente.
Nel caso concreto, non si tratta quindi del parere di un perito nominato formalmente dal Procuratore pubblico nell'ambito del procedimento penale in virtù degli art. 182
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3.2.2. Nella misura in cui la ricorrente sostiene che il parere medico legale della dr. med. F.________ del 29 agosto 2019 non avrebbe il valore di una perizia, la censura appare contraria alla buona fede processuale e in quanto tale non giustifica un esame di merito. Il principio della buona fede (art. 5 cpv. 3
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Nello specifico, il Procuratore pubblico con scritto del 5 marzo 2019 ha richiesto all'allora patrocinatore della ricorrente il consenso di quest'ultima a far esperire un parere medico legale alla dr. med. F.________. Il patrocinatore della ricorrente, con scritto datato 11 marzo 2019, ha comunicato al Procuratore pubblico il consenso della ricorrente a far esperire tale parere. Con scritto datato 14 marzo 2019, il Procuratore pubblico ha richiesto al medico legale un parere sulle cause del decesso della paziente e sul nesso causale con eventuali ritardi nell'intervento terapeutico o con altre ravvisabili negligenze o inadempienze da parte del personale sanitario. Una copia di tale scritto è stata trasmessa per conoscenza al patrocinatore della ricorrente. La ricorrente, patrocinata da un legale, in sede cantonale non ha sollevato alcuna obiezione in merito alla mancata nomina formale del medico legale quale perito ai sensi degli art. 182
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ricorsuale, che il citato parere medico legale non avrebbe il valore di una perizia, ella adotta quindi un comportamento contraddittorio e contrario alla buona fede processuale che non merita tutela.
Nella misura in cui la ricorrente critica che il parere medico legale della dr. med. F.________ del 29 agosto 2019 non sia mai stato oggetto di contraddittorio, la censura ricorsuale risulta infondata. Dagli atti risulta infatti che il parere medico legale in questione è stato trasmesso alla ricorrente in data 18 ottobre 2019 e che la stessa si è espressa (criticamente) al riguardo, senza peraltro contestare la mancata nomina formale di un perito ai sensi degli art. 182
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Infine, contrariamente a quanto sostiene la ricorrente, la dr. med. F.________ non ha "omesso" di indagare la causa della morte della paziente. Il medico legale ha invece ritenuto che, sulla scorta della documentazione esaminata e, soprattutto, in assenza di un'autopsia, la causa che ha determinato il decesso della paziente non potesse essere in alcun modo stabilita. Pertanto, contrariamente alla tesi ricorsuale, non può essere nemmeno rimproverato al medico legale di non essersi espressa sul comportamento corretto che avrebbe dovuto tenere un medico diligente. In assenza di un chiaro accertamento concernente la causa del decesso, infatti, il medico legale non era tenuto a esaminare la questione, ritenuto che un nesso causale tra un eventuale comportamento negligente del personale curante e il decesso della paziente non avrebbe in ogni caso potuto essere accertato con il necessario grado di verosimiglianza (cfr. sentenza 7B 153/2022 del 20 luglio 2023 consid. 3.7.4; cfr. infra consid. 4.5.7).
4.
4.1. Secondo la ricorrente, l'abbandono del procedimento penale nei confronti dell'opponente 2 in virtù dell'art. 319
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4.2.
4.2.1. Si rende colpevole di coazione giusta l'art. 181
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Mentre la violenza consiste nell'uso di una forza fisica di una certa importanza nei confronti della vittima (DTF 101 IV 42 consid. 3a), la minaccia è uno strumento di pressione psicologica consistente nel prospettare un danno, lasciando intendere che la sua realizzazione dipenda dalla volontà dell'autore. Non è tuttavia necessario che questi possa effettivamente condizionare il verificarsi del danno né che abbia la reale facoltà di mettere in pratica la sua minaccia (DTF 122 IV 322 consid. 1a; 120 IV 17 consid. 2a; sentenza 6B 1254/2022 del 16 giugno 2023 consid. 5.1 e rinvii).
Oltre che usando la violenza o la minaccia di grave danno, la coazione può essere commessa "intralciando in altro modo la libertà di agire" di una persona. Questa formulazione generale del comportamento punibile dev'essere interpretata in modo restrittivo. Non è sufficiente una pressione qualsiasi di poco conto. Come per la violenza e la minaccia di grave danno, il mezzo coercitivo utilizzato dev'essere idoneo a impressionare una persona di media sensibilità e a intralciarla in modo sostanziale nella sua libertà di decisione o d'azione. In altre parole, deve trattarsi di mezzi coercitivi che, per la loro intensità e il loro effetto, sono analoghi a quelli espressamente menzionati dalla legge (DTF 141 IV 437 consid. 3.2.1; 137 IV 326 consid. 3.3.1; 134 IV 216 consid. 4.1; sentenza 6B 122/2021 del 5 dicembre 2022 consid. 6.1).
Il reato di coazione giusta l'art. 181
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Secondo la giurisprudenza, la coazione dev'essere inoltre illecita. Ciò è il caso laddove il mezzo o lo scopo è contrario al diritto, il mezzo è sproporzionato rispetto al fine perseguito oppure ancora laddove un mezzo coercitivo di per sé legale per conseguire uno scopo legittimo costituisce, date le circostanze, un mezzo di pressione abusivo o contrario ai buoni costumi (DTF 141 IV 437 consid. 3.2.1; 137 IV 326 consid. 3.3.1; sentenza 6B 1254/2022 del 16 giugno 2023 consid. 5.1 e rinvii). Sapere se la limitazione della libertà d'agire altrui configura una coazione illecita dipende dunque dall'importanza dell'intralcio, dai mezzi utilizzati e dagli scopi perseguiti (DTF 129 IV 262 consid. 2.1; 108 IV 165 consid. 3; sentenza 6B 705/2020 del 12 agosto 2020 consid. 2.1).
4.2.2. Giusta l'art. 127
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L'autore deve avere una posizione di garante con determinati e precisi doveri quali la custodia e la cura della vittima (sentenze 6B 1055/2020 del 13 giugno 2022 consid. 4.3.5; 6B 77/2011 del 12 dicembre 2011 consid. 4.2). La vittima dal canto suo, deve essere incapace di proteggersi da sola o di provvedere a sé stessa. Secondo la giurisprudenza, è incapace di provvedere a se stesso chi, in una situazione concreta, non è da solo in grado di salvaguardare o recuperare la propria salute o integrità fisica (sentenze 6B 1055/2020 del 13 giugno 2022 consid. 4.3.5; 6B 1109/2020 del 19 gennaio 2022 consid. 2.3.1). Il comportamento delittuoso consiste sia nell'esposizione della vittima in una situazione di pericolo per l'azione o l'omissione dell'autore, sia nell'abbandono, ove la vittima già si trova in una situazione pericolosa, non colpevolmente creata dall'autore, il quale tuttavia nulla mette in atto per sviare il pericolo. Deve trattarsi di un pericolo concreto (sentenze 6B 1055/2020 del 13 giugno 2022 consid. 4.3.5; 6B 1109/2020 del 19 gennaio 2022 consid. 2.3.1).
L'autore deve aver agito con consapevolezza e volontà (art. 12 cpv. 2
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4.2.3. L'art. 111
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4.2.4. Si rende colpevole di omicidio colposo giusta l'art. 117
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4.3.
4.3.1. Giusta l'art. 319 cpv. 1
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4.3.2. La questione di sapere se un procedimento penale possa essere abbandonato deve essere vagliata sulla base del principio "in dubio pro duriore", che deriva dal principio della legalità (art. 5 cpv. 1
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sentenza 7B 153/2022 del 20 luglio 2023 consid. 3.3.2).
4.3.3. Il Tribunale federale fonda la sua sentenza sui fatti accertati dall'autorità inferiore (art. 105 cpv. 1
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4.3.4. Nel procedimento penale vige il principio della verità materiale: le autorità penali accertano d'ufficio tutti i fatti rilevanti per il giudizio, sia riguardo al reato sia riguardo all'imputato (art. 6 cpv. 1
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4.4.
4.4.1. In merito al reato di coazione (art. 181
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4.4.2. In merito ai reati di abbandono (art. 127
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La Corte cantonale ha anzitutto accertato che, dal 3 dicembre 2016, le condizioni di salute della paziente erano peggiorate, come emerge dall'incarto del Ministero pubblico. L'opponente 2, il 4 dicembre 2016, ha spiegato alla ricorrente che, vista l'età e le condizioni di salute precarie della paziente, non sarebbe stato opportuno procedere con l'ospedalizzazione. Per giungere a tale conclusione, l'opponente 2 si è consultato con altri due medici, i quali hanno condiviso il suo parere. Egli ha inoltre precisato alla ricorrente che nelle condizioni della paziente non sarebbe stato pensabile un ricovero in cure intense, con un'eventuale intubazione in caso di arresto cardiaco, in quanto le condizioni della paziente avrebbero portato al decesso per le gravi patologie presenti. L'opponente 2, in data 7 dicembre 2016, ha constatato il decesso della paziente, certificandolo per cause naturali.
La Corte cantonale ha inoltre accertato che l'opponente 2, prima dell'avvio del presente procedimento penale, aveva già confermato in uno scritto alla CAP Protezione giuridica che le condizioni di salute della paziente erano gravi e che anche i medici con i quali si era confrontato concordavano nel ritenere che un ricovero non fosse opportuno. La circostanza di essere stata informata dall'opponente 2 è stata confermata dalla stessa ricorrente.
Secondo la Corte cantonale, dalla cartella sanitaria della casa per anziani relativa alla paziente, in particolare dal decorso infermieristico, risulta che la stessa, in data 5 dicembre 2016, non lamentava dolori particolari, ma era ansiosa e si lamentava chiamando aiuto. Per quanto concerne il 7 dicembre 2016, risulta invece che ad inizio turno la paziente era ancora lamentosa e angosciante, per poi tranquillizzarsi verso la mezzanotte e addormentarsi con un respiro normale. Alle 5 di notte la paziente è deceduta.
Nella sentenza impugnata, la Corte cantonale ha rinviato al parere del dr. med. G.________ del 14 febbraio 2017, incaricato di valutare le cure prestate dall'opponente 2 alla paziente. Il medico ha concluso che si trattava "di un progressivo decadimento delle funzioni cerebrali cognitive e motorie, non altrimenti terapizzabile né dal punto di vista farmacologico né da quello neurochirurgico, che fece giustamente ritenere al curante Dr. [med.] B.________ [ossia all'opponente 2] di non procedere a ulteriori accertamenti stazionari acuti o consulti neurochirurgici, che non avrebbero apportato favorevoli conseguenze terapeutiche".
Il capo infermiere H.________ ha dal canto suo confermato che all'arrivo presso la struttura la paziente era fragile e compromessa e che con il passare del tempo le sue condizioni si sono aggravate. La Corte cantonale ha inoltre richiamato la valutazione medico legale della dr. med. F.________ del 29 agosto 2019. Il medico legale, non potendo accertare la causa del decesso della paziente, non è riuscita a indicare quali eventuali esami o terapie avrebbero teoricamente potuto procrastinarlo.
La Corte cantonale ha rinviato alla testimonianza del dr. med. I.________, capoclinica neurochirurgia presso J.________. Il medico menzionato ha precisato che la paziente non potesse essere considerata una malata terminale. Tuttavia, lo stesso ha affermato di averla visitata per un breve periodo (meno di 30 minuti), ciò che non poteva essere paragonato al controllo costante che aveva l'opponente 2 sulla stessa. Secondo la Corte cantonale, il dr. med. I.________ ha altresì affermato che "se le condizioni che ho constatato io fossero state gravate da un ulteriore problema medico facilmente diagnosticabile e facilmente trattabile, sicuramente sarei andato nella direzione di ulteriori approfondimenti medici o terapeutici. Completamente diverso è tuttavia l'ambito di un paziente, comunque anziano, le cui funzioni globali peggiorano in modo progressivo in un periodo lungo e in questo caso ci possono essere benissimo gli elementi per non fare ulteriori indagini o trattamenti. Questo nell'ambito di cercare di scegliere la strada migliore per la paziente, che non sempre è quella della terapia".
Secondo la Corte cantonale, a sostegno della tesi della ricorrente vi è unicamente il parere del dott. K.________, secondo il quale la paziente sarebbe "stata deprivata degli elementari provvedimenti diagnostici e degli adeguati supporti terapeutico-assistenziali che avrebbero ragionevolmente consentito un prolungamento e, comunque, una migliore qualità della vita residua". A mente della Corte cantonale, tuttavia, anche tale conclusione non muta l'esito del procedimento, in quanto non vi sono elementi che possano far ritenere, con alto grado di verosimiglianza, che eventuali altre terapie o un eventuale ricovero avrebbero procrastinato il decesso della paziente. Infatti, nell'impossibilità di eseguire l'autopsia, non potrebbero essere determinate le cause del decesso della paziente, né sarebbe possibile accertare se altre cure, rispettivamente un eventuale ricovero della paziente, ne avrebbero impedito il decesso.
La Corte cantonale ha accertato che l'opponente 2, a conoscenza delle condizioni di salute precarie e in costante peggioramento della madre della ricorrente e dopo essersi consultato con altri due medici, ha compiutamente comunicato a quest'ultima che la di lei madre sarebbe stata accompagnata verso il decesso, non essendo opportuna e utile la sua ospedalizzazione.
Inoltre, anche se la ricorrente sostiene di aver chiesto la visita, rispettivamente l'ospedalizzazione della madre il 6 dicembre 2016, dagli atti risulta che durante tale giornata la degente era apparsa meno agitata. Anche durante la notte, la stessa era risultata tranquilla e con respiro normale. Per tale motivo, gli infermieri non hanno ritenuto di dover avvisare il medico curante, con il quale era già prevista una visita medica il 7 dicembre 2016.
Per questi motivi, la Corte cantonale ha concluso per l'assenza di concreti indizi per i reati ipotizzati in capo all'opponente 2 e ha confermato il decreto di abbandono.
4.5.
4.5.1. In concreto, la Corte cantonale poteva negare la sussistenza di sufficienti indizi in relazione ai reati oggetto della denuncia senza violare il principio "in dubio pro duriore", anche se i fatti non potevano (più) essere interamente accertati con sufficiente chiarezza. È infatti compatibile con questo principio il fatto che la Corte cantonale, a seguito della mancata autopsia, abbia concluso che la causa del decesso della paziente non potesse essere definitivamente accertata oltre ogni ragionevole dubbio, ciò che giustificava l'abbandono del procedimento penale. Sulla scorta dei fatti accertati dalla Corte cantonale, infatti, una condanna dell'opponente 2 risulta significativamente meno probabile di un'assoluzione.
4.5.2. Premesso che la ricorrente non censura puntualmente una violazione del suo diritto d'essere sentita (art. 29 cpv. 2
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La Corte cantonale ha ritenuto che nessuna delle prove indicate dalla ricorrente sarebbe in grado di mutare l'esito del procedimento. In particolare, nemmeno una perizia giudiziaria potrebbe mutare tale esito, ritenuto che, nell'impossibilità di eseguire l'autopsia, non potrebbero essere determinate le cause del decesso della paziente, né tale perizia sarebbe atta ad accertare se altre cure, rispettivamente un eventuale ricovero della paziente, ne avrebbero impedito il decesso. In concreto, la ricorrente a ragione non contesta la necessità di eseguire un'autopsia per determinare la causa del decesso della paziente. Ella non mette inoltre in discussione che l'autopsia della paziente, non eseguita nel caso di specie, non possa essere recuperata.
Nella misura in cui la ricorrente sostiene che la perizia giudiziaria non necessiterebbe lo svolgimento di un'autopsia, il ricorso risulta infondato. La ricorrente non si confronta infatti con la valutazione del medico legale, secondo cui in assenza di un'autopsia non sarebbe possibile esprimersi sulla causa del decesso e quindi determinare se e quali ulteriori cure avrebbero potuto procrastinarlo. Anche la ricorrente riconosce che una perizia giudiziaria, nel caso concreto, permetterebbe unicamente di fare delle "ipotesi" riguardo alle cause del decesso della paziente.
Lo stesso perito di parte, il dott. K.________, dal canto suo, ha riconosciuto che nella cartella clinica della paziente deceduta non fosse indicata la causa del decesso né che siano stati eseguiti accertamenti necroscopici per indagarla. Il perito di parte non sostiene, in concreto, che nonostante l'assenza di un'autopsia sarebbe possibile determinare con chiarezza la causa del decesso della paziente. Egli stesso, contrariamente a quanto sembra suggerire la ricorrente, formula delle mere ipotesi al riguardo (cfr. parere del 4 dicembre 2017 pag. 6, parere del 12 ottobre 2018 pag. 6: "complicanze cardio-circolatorie" o "insufficienza respiratoria acuta"). Mal si comprende quindi come, in assenza di un accertamento chiaro relativo alla causa del decesso, il perito di parte possa sostenere la sussistenza di un "ruolo concausale" del comportamento "non certo diligente" di chi aveva in cura la paziente con il suo decesso. Infatti, in assenza di un chiaro accertamento concernente la causa del decesso della paziente non è possibile stabilire con il necessario grado di verosimiglianza un nesso causale tra un'eventuale comportamento negligente dell'opponente 2 e il decesso della paziente (cfr. sentenza 7B 153/2022 del 20 luglio 2023
consid. 3.7.4). Premesso che i pareri dei consulenti di parte devo essere considerati alla stregua di allegazioni di parte, sottoposte alla libera valutazione delle prove, e che in concreto il dott. K.________ muove delle critiche all'operato del personale curante della paziente, senza tuttavia addurre la causa del decesso della paziente né indicare quali cure avrebbero permesso di procrastinarlo, la ricorrente non adduce serie ragioni oggettive che avrebbero imposto alla Corte cantonale di scostarsi dai pareri della dr. med. F.________ e del dr. med. G.________ (cfr. DTF 141 IV 369 consid. 6.1 seg.; sentenze 1B 496/2022 del 2 novembre 2022 consid. 6.3; 6B 1012/2015 del 25 ottobre 2016 consid. 11.1.3).
Questi accertamenti non sono censurati d'arbitrio conformemente all'art. 106 cpv. 2
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4.5.3. Nella misura in cui la ricorrente ipotizza la responsabilità della casa per anziani in virtù dell'art. 102 cpv. 1
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4.5.4. Per quanto concerne il reato di coazione (art. 181
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4.5.5. Le fattispecie di omicidio intenzionale (art. 111
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4.5.6. La Corte cantonale ha confermato il decreto di abbandono essenzialmente per difetto dell'aspetto soggettivo dei reati intenzionali oggetto della denuncia. Ha ritenuto che il comportamento rimproverato all'opponente 2 derivava da una sua valutazione medica, segnatamente il fatto di accompagnare la paziente al decesso senza predisporne il ricovero. Le censure ricorsuali concernenti la volontà dell'opponente 2 risultano meramente appellatorie e quindi inammissibili (cfr. consid. 2.2 supra).
4.5.7. Per quanto concerne il reato di omicidio colposo (art. 117
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4.6. Alla luce di quanto precede, una condanna dell'opponente 2 appare inverosimile. Di conseguenza, confermando l'abbandono del procedimento, la Corte cantonale non ha violato il principio "in dubio pro duriore".
5.
In quanto ammissibile, il ricorso deve essere quindi respinto. Le spese giudiziarie seguono la soccombenza e vanno quindi poste a carico della ricorrente (art. 66 cpv. 1
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Non si accordano ripetibili alle autorità vincenti (art. 68 cpv. 3
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Per questi motivi, il Tribunale federale pronuncia:
1.
Nella misura in cui è ammissibile, il ricorso è respinto.
2.
Le spese giudiziarie di fr. 3'000.-- sono poste a carico della ricorrente.
3.
Comunicazione alle parti e alla Corte dei reclami penali del Tribunale d'appello del Cantone Ticino.
Losanna, 27 settembre 2023
In nome della II Corte di diritto penale
del Tribunale federale svizzero
Il Presidente: Abrecht
Il Cancelliere: Caprara